L’attacco del premier fa traballare un Gruppo da 12mila dipendenti. Se fallisse sarebbe l’ennesima azienda in crisi in un panorama industriale sempre più fosco
“Le varie proposte transattive fatte pervenire da Aspi non sono soddisfacenti. Lo Stato ha il dovere di valutarle per lo scrupolo di tutelare l’interesse pubblico nel migliore dei modi possibili”. Non usa mezzi termini il presidente del Consiglio Giuseppe Conte parlando del dossier Autostrade al Fatto Quotidiano e assesta ad Atlantia diverse bordate: “Lo Stato non può essere socio di chi prende in giro le famiglie delle vittime”. Un’anticipazione di ciò che deciderà il Consiglio dei Ministri nella giornata di domani, dato che difficilmente il governo ora sconfesserà le parole del premier. E subito il titolo ne ha risentito in Borsa.
Le parole di Conte
“Sabato – ha spiegato Conte – è arrivata una risposta ampiamente insoddisfacente, per non dire imbarazzante: tutto meno che un’accettazione piena e incondizionata delle richieste del governo”. Il presidente del Consiglio dovrà però motivare perché l’offerta di Atlantia non è all’altezza delle aspettative dato che ha accolto tutti i punti cardine fissati dal suo stesso esecutivo, senza eccezioni.
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Ma il premier è durissimo: “Quando ho letto la proposta ho pensato a uno scherzo”. Per questo sembra inutile anche l’ok di Atlantia di passare dall’88 al 49% di ASPI a favore di azionisti pubblici: “sarebbe davvero paradossale – attacca Conte – se lo Stato entrasse in società con i Benetton. Non per questioni personali, che non esistono, ma per le gravi responsabilità accumulate dal management scelto e sostenuto dai Benetton nel corso degli anni fino al crollo del Morandi e anche dopo”.
Giù Atlantia in Borsa
Le parole di Conte scatenano il fuggi-fuggi degli azionisti anche perché il Gruppo stesso, se perdesse la gestione, potrebbe essere a rischio default. Il -13,60% registrato a metà giornata in Piazza Affari (dopo aver toccato i -14) potrebbe insomma essere solo il preludio di un dissesto finanziario. La proposta presentata dal gruppo autostradale che prevederebbe fra l’altro l’applicazione integrale del sistema tariffario `RAB based`, “rischia di avere un’impatto negativo sul valore di ASPI”, osservano gli analisti di Equita, sottolineando inoltre che un aumento di capitale di Autostrade per l’Italia, “diluirebbe Atlantia senza risolvere il problema del debito nella holding (5 miliardi). Le affermazioni di Conte complicano lo scenario facendo riemergere il rischio revoca”. Oltre alle azioni Atlantia soffrono stamane anche le obbligazioni: quello con scadenza giugno 2023 perde 1,2 centesimi e si porta a 94 centesimi. Una revoca applicando l’articolo 35 del Milleproroghe della concessione autostradale provocherebbe un default di 10 miliardi in ASPI. “Considerando – osserva Equita – che Atlantia garantisce 5,5 miliardi di bond della controllata e ha altri 5 miliardi di debiti, nel complesso andrebbe in default debito per 20 miliardi”.
Chi sarebbe danneggiato?
Si tratta di importi in gran parte detenuti da investitori istituzionali e grandi istituzioni finanziarie italiane ed europee. Ma ci sono almeno 750 milioni facenti capo a un prestito obbligazionario retail ASPI che è detenuto da 17.000 piccoli risparmiatori. Conte ha detto e ripetuto che non intende fare alleanze con chi prende in giro gli italiani e che la proposta di ASPI gli è parsa uno “scherzo”, ma anche la decisione sulla revoca non dovrà essere intesa dall’esecutivo come uno scherzo: tra azionisti e lavoratori c’è una platea di 40mila persone che rischia di andarci economicamente di mezzo.