L’iter della misura da 55 miliardi è appena iniziato
In attesa del testo definitivo del Decreto Maggio, o Decreto Rilancio, appena varato dal Consiglio dei Ministri, l’iter della misura economica emergenziale è soltanto agli esordi. Essendo infatti l’Italia una Repubblica parlamentare, da Costituzione i decreti legge, benché dotati immediatamente di efficacia (dalla pubblicazione in Gazzetta Ufficiale), devono essere convertiti in legge. Tra Montecitorio e Palazzo Madama sono tante le azioni che i gruppi parlamentari possono compiere per intervenire sul testo, migliorandolo o aggiungendo altre risorse. Sono i cosiddetti emendamenti, un’arma in più per le opposizioni che possono far valere le proprie ragioni, ma anche uno strumento della maggioranza per intervenire in corso d’opera sul testo.
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L’iter parlamentare del Dl Rilancio
Nel corso di tutta la storia repubblicana il dispositivo del decreto legge (dl) è stato più volte utilizzato da Palazzo Chigi per legiferare e, in un certo senso, sostituirsi al Parlamento. Le lungaggini dei dibattiti nell’emiciclo e le liti tra i gruppi parlamentari hanno convinto tanti presidenti del Consiglio ad utilizzare i dl per portare avanti il proprio programma di governo. Questo non significa che il Parlamento venga scavalcato ed esautorato (del tutto): i decreti legge infatti possono perdere d’efficacia se non vengono convertiti in legge entro 60 giorni dalla loro pubblicazione. Secondo l’articolo 77 della Costituzione «quando in casi straordinari di necessità e d’urgenza, il Governo adotta, sotto la sua responsabilità, provvedimenti provvisori con forza di legge deve il giorno stesso presentarli per la conversione alle Camere».
L’emergenza coronavirus rientra senz’altro nella definizione di urgenza sulla quale si deve basare un decreto legge del Governo. Nonostante i ritardi della presentazione del Decreto Rilancio, va ricordato che Palazzo Chigi ha compiuto uno sforzo senza precedenti per un esecutivo: trovare 55 miliardi in piena primavera, dopo averne trovati molti di meno nella Legge di Bilancio 2020.
La fiducia
Come è stato per il Decreto Cura Italia, il primo di questa lunga emergenza sanitaria, anche per il Decreto Rilancio potrebbe essere richiesta la fiducia al Governo da parte del Parlamento. In poche parole il Governo Conte si impegna a dimettersi nel caso in cui il dl venisse bocciato anche soltanto da un ramo del Parlamento. Data la situazione di crisi e le enormi difficoltà che il Paese dovrebbe affrontare con una crisi di governo – tra tempeste in Borsa e sfiducia da parte dei cittadini – il Parlamento si troverebbe in questo caso in una posizione di grave responsabilità, negando per di più a milioni di imprese le risorse economiche contenute nel testo.