Il Presidente del Consiglio Europeo Charles Michel ha lanciato una proposta per dare un “nome” alla ricostruzione
«Prendendo la parola in questo consesso mondiale sento che tutto, tranne la vostra personale cortesia, è contro di me». Era il 1946, pochi mesi dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale, e con queste storiche parole il Presidente del Consiglio, Alcide De Gasperi, iniziava il suo intervento nella Conferenza di Parigi, l’appuntamento tra Roma e gli Stati vincitori del Conflitto per stabilire i termini della pace. Di De Gasperi si parla in queste ore, nel giorno dell’Eurogruppo che dovrà definire i termini di accesso al credito del MES, perché il Presidente del Consiglio Europeo, Charles Michel, ha proposto di intitolare il piano di ricostruzione europeo allo statista italiano. «Si è parlato di un nuovo “Piano Marshall” – ha dichiarato Michel – Forse potremmo chiamare il nostro progetto “Piano De Gasperi”».
Leggi anche: Coronavirus | Piano Marshall, che cos’è e perché se ne parla tanto
De Gasperi: vita di un leader
Siamo partiti dall’incipit del discorso di Parigi perché resta uno dei momenti più alti della vita politica di Alcide De Gasperi, chiamato dalla Storia a difendere le cause di un paese sconfitto, umiliato e diviso da una Guerra civile interna tra 1943 e 1945. Nato nel 1881 a Pieve Tesino, in Val Sugana, De Gasperi visse parte della sua vita sotto l’Impero austroungarico, venendo eletto nella Camera dei deputati austriaca. Cattolico impegnato in politica, dopo la Prima Guerra Mondiale e il passaggio di quei territori sotto il dominio di Roma, si affermò subito come uno dei leader del nascente Partito Popolare Italiano, fondato nel 1919 da Don Luigi Sturzo. L’avanzata del fascismo, sia squadrista sia di governo, limitò però l’azione dei cattolici che o aderirono al regime, o abbandonarono la politica oppure vi si opposero mettendo a rischio la propria vita. De Gasperi trascorse in carcere gli anni tra il ’27 e il ’28.
Gli anni successivi De Gasperi li passò al sicuro nella Biblioteca Vaticana dove trascorse un lungo periodo di lontananza dalla politica. Fino agli ultimi anni della guerra, quando divenne uno dei primi esponenti della Democrazia Cristiana, il partito cattolico che avrebbe governato il Paese per i decenni successivi. Dopo la Liberazione, De Gasperi guidò il governo insieme a tutti i partiti del Comitato di Liberazione Nazionale: il segretario del PCI, Palmiro Togliatti, fu il suo Guardasigilli. In questi giorni, in cui si ricorda l’anniversario della morte del campione Gino Bartali, è tornato a circolare un aneddoto (da molti storici ritenuto pura leggenda) che racconta di un De Gasperi impegnato a telefonare al ciclista toscano, all’epoca impegnato nel Tour de France, per implorarlo di fare l’impresa. Era il 1948 e l’Italia viveva i giorni drammatici dell’attentato a Palmiro Togliatti, una miccia che avrebbe potuto far scattare l’ora della rivoluzione comunista. Il Presidente, in sostanza, chiedeva a Bartali di far sognare gli italiani per spegnere il fuoco della rivolta. E, obbedendo, il Ginaccio fece la storia.
Alcide De Gasperi morì nel 1954, dopo aver governato negli esecutivi del centrismo e dopo aver messo le basi per la nascita delle prime istituzioni europee come la CECA (Comunità Europea del Carbone e dell’Acciaio). Storiche sono le immagini del treno che, partito da Borgo Valsugana, attraversò il paese fino a Roma – dove è stato sepolto – fermandosi più e più volte per concedere a migliaia di cittadini di porgere l’ultimo saluto a uno dei leader che aveva liberato l’Italia facendola sedere per prima ai tavoli europei. Tavoli a cui, oggi più mai, Roma è chiamata ad impegnarsi per il proprio futuro.