Sergio Pinifarina ha fondato la startup TUC.Technology che definisce come la USB per la mobilità connessa.
Articolo aggiornato il 24 giugno 2020
Giovedì 25 giugno alle 15 a questo link potrete seguire la TUC Technology World Premiere
Quando ho incontrato a Torino alle OGR Sergio Pininfarina, giovane imprenditore co-fondatore della startup TUC.Technology non ho potuto non pensare ai suoi lari. “I Lari (dal latino lar(es), “focolare”, derivato dall’etrusco lar, “padre”) sono figure della religione romana che rappresentano gli spiriti protettori degli antenati defunti che, secondo le tradizioni romane, vegliavano sul buon andamento della famiglia, della proprietà o delle attività in generale”. Fonte Wikipedia. Potendo scegliere in quale tradizione famigliare nascere per lavorare ad una startup che ha l’ambizione di innovare fondamentalmente nel mondo dell’auto non ci sono dubbi che nascere Pininfarina assicura all’impresa buoni spiriti protettori, lari venerabili.
Ma poi c’è tanto lavoro, impegno, umiltà e creatività per riuscire. Non ci sono sconti e Sergio mi ha raccontato la sua storia con il suo socio co-fondatore Ludovico Campana, con semplicità e passione.
Il 2020 non è l’anno del COVID19 ma è l’anno del 90° anniversario della società Pininfarina che ha presentato la Battista tributo al bisnonno di Sergio, capostipite e fondatore della Società Anonima Carrozzeria Pinin Farina nel 1930, quel Giovanni Battista Farina che nel 1961 cambiò il suo cognome in Pininfarina (crasi del soprannome Pinìn, ovvero “Giuseppino” in piemontese che si riferiva alla somiglianza con il padre Giuseppe, ed il cognome Farina). Sergio porta il nome del nonno, il Senatore Sergio Pininfarina, ed ha perso troppo giovane il papà Andrea.
A Sergio e Ludovico, non ho chiesto ovviamente come è stato arrivare in Italia, a Torino, ma invece come è stato l’incontro tra la tradizione Torinese e la sua cultura e la Techstars ed i suoi metodi, l’incontro con i colleghi startupper internazionali. Nella nostra conversazione telefonica a tre abbiamo parlato di questo incontro tra due mondi, del programma di accelerazione, dell’impatto del COVID19 e del futuro.
Spero di riuscire a rendere un po’ di questa bella ed entusiasmante cavalcata nel futuro della libertà di movimento e nella creatività che dà forma alla bellezza funzionale che è da sempre il sogno dell’automobile, incontro tra ragione e razionalità dell’ingegnere e l’arte dello scultore che è nell’anima del designer.
Sergio mi ha raccontato come il programma Techstars sia stato utile a fargli assorbire la mentalità ed il metodo che caratterizzano le startup della Silicon Valley, il rigore, il performance management, la focalizzazione sui KPI, la visione olistica del progetto, la verifica delle ipotesi, le misure, le checklist, la disciplina nell’esecuzione.
E quindi il potenziamento della credibilità internazionale, l’espansione del network dei contatti. In poche parole, la fusione tra l’eredità del meglio del Made in Italy con la metodologia made in USA ed il respiro internazionale di Techstars sta dando ottimi frutti. Si conferma che lo sforzo di portare a Torino un leader mondiale e soprattutto di attrarre talenti internazionali genera una positiva contaminazione culturale. Il miglior modo di onorare il nostro talento è offrirgli la possibilità di imparare, confrontarsi con altri.
Questo metodo è quello che già portò il management scientifico in Italia, a Torino. “Il modello americano della “management education” e delle “business schools” fu l’unico punto di convergenza fra la visione aziendale di Adriano e quella di Valletta (Fiat) che determinò la creazione a Torino dell’Istituto di Alti Studi di Organizzazione Aziendale nel 1952, rinominato Istituto Post-Universitario per lo Studio dell’Organizzazione aziendale (IPSOA) il 16 gennaio 1953: la prima business school europea ad adottare il modello statunitense di formazione manageriale”. Fonte fondazione Adriano Olivetti .
Techstars Smart Mobility a Torino rinnova questa illuminata visione di importare e localizzare cultura d’impresa, ieri il management scientifico oggi lo sviluppo delle startup. La contaminazione tra l’approccio pragmatico, strutturato, di processo americano e la creatività, flessibilità e senso estetico italiano sono state alla base della migliore stagione della nostra industria. E quindi bene, non solo i fondatori americani, i russi, i tedeschi sono stati contenti di venire in Italia e confrontarsi con i nostri mentori ed imprese ma anche gli italiani come Sergio e Ludovico hanno trovato un beneficio nel mescolarsi con i loro colleghi internazionali.
Bene Techstars ed il suo Direttore Generale Martin Olczyk e l’ottimo Program Manager Antonio Pisante che è uno splendido esempio di Italiano con un CV davvero internazionale, uno di quei campioni che è bene possano muoversi attraversando il confine nell’una e nell’altra direzione per arricchirsi di esperienze e per riportarne in Italia. I nostri talenti troppo spesso partono con un biglietto di sola andata, perché una volta espatriati ed affermati non trovano opportunità per tornare nel nostro mercato.
Ma perché è stata selezionata da Techstars la startup TUC.Technology fondata da Ludovico e Sergio? TUC Technology è stata selezionata perché ha un grande potenziale e può ricevere d’altra parte una enorme spinta dall’integrazione in un ecosistema di sviluppo internazionale ed entrare nella visibilità ed attenzione dei fondi di Venture Capital e di Corporate Venture Capital internazionali.
USB per la mobilità connessa
TUC si definisce la USB per la mobilità connessa. Indirizza una problematica di grande rilievo per i costruttori automobilistici; la gestione dello spazio abitabile interno del veicolo. Parliamo di complessità, che si traducono in tempi di sviluppo, elevata quota dei tempi di assemblaggio manuale in produzione, e quindi costi.
L’innovazione che ha sviluppato e brevettato TUC si inserisce in una tendenza che ha portato a sviluppare nel tempo la connettività dei veicoli che si sono man mano arricchiti di funzionalità gestite da centraline elettroniche tra loro connesse; oggi i veicoli interagiscono con la strada, l’ambiente esterno, il guidatore ed in misura crescente senza il guidatore secondo i gradi crescenti di definizione di veicolo a guida autonoma. Storicamente il Can-Bus (Control Area Network) è stato inventato da Robert Bosch all’inizio degli anni 80 perché c’era la necessità di fare comunicare tra diverse unità di controllo elettroniche, ma con un ridotto numero di cavi. L’OBD-II è un protocollo standard di comunicazione e definisce anche il connettore che deve essere presente nell’abitacolo del veicolo per il collegamento di strumenti OBD-II compatibili per la diagnostica.
La presentazione sul sito della società così recita: “la tecnologia TUC è un connettore digitale / strutturale da implementare in fase di progettazione o restyling nello chassis dei principali mezzi di trasporto che consente di avere una presa altamente tecnologica, con un esclusivo sistema di fissaggio strutturale che ci consente, con un solo gesto, di alimentare e connettere qualsiasi elemento essenziale dell’esperienza di mobilità. (Sedili, cruscotti, schermi o altre parti speciali sviluppati ad hoc)”.
Le collaborazioni internazionali
L’interesse per questo progetto ha attratto collaborazioni internazionali con nomi come Bosch, Intel, produttori di componentistica dell’ecosistema automotive torinese come la Sabelt. In sostanza questa startup fa davvero sul serio, ed ha necessità di crescere e strutturarsi per giocare una partita globale.
La situazione generata dal lockdown COVID19 ha fatto saltare due eventi di lancio programmati da tempo da TUC. La World Premiere programmata alla Nuvola Lavazza a Torino lo scorso 28 Febbraio e la presentazione al Salone dell’Auto di Ginevra il 3 Marzo. Il Piano B che è diventato convintamente il nuovo Piano A ha previsto di trasferire da fisico a digitale l’evento ed il team è impegnato per costruire con i propri partner una spettacolare premiere digitale. Se volete ascoltare TUC al Demo Day Techstars del 23 Aprile e le altre startup che presentano, registratevi qui