Secondo le proiezioni dell’Osservatorio a uscire per prima dal contagio da Covid-19 sarebbero la Basilicata e l’Umbria. In Lombardia, in cui si è verificato il primo contagio, difficile che l’azzeramento si verifichi prima del 28 giugno
Quando si arriverà alla fatidica definizione contagi zero? Difficile dirlo perché il Coronavirus si è diffuso in maniera assai difforme a seconda del territorio, con alcune regioni che faticano a uscire dall’emergenza e sono tutt’ora in controtendenza e altre che non sono mai state interessate, se non di striscio, dal passaggio dell’epidemia. Ha provato però a stilare un calendario l’Osservatorio nazionale sulla salute nelle regioni italiane, coordinato da Walter Ricciardi, direttore dell’Osservatorio e ordinario di Igiene all’università Cattolica, e da Alessandro Solipaca, direttore scientifico dell’Osservatorio. Più che un calendario, una “mappa”, dato che tra le varie regioni lo scarto temporale è molto ampio.
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Il calendario dei contagi zero
Secondo gli esperti, le prime regioni a non contare più contagi e quindi a decretare la fine della virulenza, potrebbero essere già domani Basilicata e Umbria; il Lazio dovrà probabilmente attendere “almeno il 12 maggio”; Veneto e Piemonte, tra le più colpite, potranno tirare un sospiro di sollievo soltanto tra un mese, il 21 maggio. Comunque prima di Lombardia ed Emilia Romagna che rischiano di attendere parecchio prima di vedere la scritta contagi zero nei report della Protezione civile, almeno fino alla fine di maggio.
© Viminale
Piemonte 21/05/2020
Valle d’Aosta 13/05/2020
Lombardia 28/06/2020
Bolzano-Bozen 26/05/2020
Trento 16/05/2020
Veneto 21/05/2020
Friuli Venezia Giulia 19/05/2020
Liguria 14/05/2020
Emilia-Romagna 29/05/2020
Toscana 30/05/2020
Umbria 21/04/2020
Marche 27/06/2020
Lazio 12/05/2020
Abruzzo 07/05/2020
Molise 26/04/2020
Campania 09/05/2020
Puglia 07/05/2020
Basilicata 21/04/2020
Calabria 01/05/2020
Sicilia 30/04/2020
Sardegna 29/04/2020
Come tutte le previsioni, anche il calendario dei contagi zero rischia di essere sbagliato. Benché elaborato su modelli matematici, potrebbe essere facilmente scombinato da una diversa e inattesa progressione della malattia al venir meno delle prossime restrizioni governative. Insomma, non sappiamo ancora cosa succederà quando le regole sul lock down si faranno più leggere. Quel che è certo, perché lo ripete all’unisono la comunità scientifica, è che a livello di Paese siamo ancora nel pieno della Fase 1. Infine, si sottolinea che la precisione delle proiezioni è legata alla corretta rilevazione dei nuovi contagi, è infatti noto che questi possono essere sottostimati a causa dei contagiati asintomatici e del numero di tamponi effettuati.
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Una Fase 2 diversa da regione a regione?
È quanto suggerisce l’esito dello studio: “Le proiezioni effettuate evidenziano che l’epidemia si sta riducendo con estrema lentezza, pertanto questi dati suggeriscono che il passaggio alla così detta fase 2 dovrebbe avvenire in maniera graduale e con tempi diversi da Regione a Regione. Una eccessiva anticipazione della fine del lockdown, con molta probabilità, potrebbe riportare indietro le lancette della pandemia e vanificare gli sforzi e i sacrifici sin ora effettuati”. Ma contro tale ipotesi si stanno battendo i presidenti delle giunte del Nord, consapevoli che sarebbero gli ultimi a ripartire.