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La situazione ci spinge a prendere in considerazione nuove forme di collaborazione che fin qui avevamo accuratamente tralasciato. E che a questo punto sono ineluttabili
Chi come me avesse ingenuamente pensato che le scene di accaparramento di beni di prima necessità nei supermercati viste in Italia fossero un segno del nostro biasimevole egoismo nazionale è stato rapidamente smentito. Scene analoghe si sono registrate in Francia, Stati Uniti e perfino in Australia. La BBC ci informa di una corsa al rifornimento compulsivo di carta igienica in onda in queste ore nei supermercati inglesi. Perché proprio la carta igienica non è dato sapere.
Esiste un filo comune, di abitudini, sentimenti e paure simili che collega popoli distantissimi e l’epidemia mondiale di coronavirus ce lo sta indicando con grande chiarezza. I politici che ingenuamente speravano di speculare sulla paura del diverso durante questa nuova inattesa crisi mondiale, sono stati zittiti dalla palese irrilevanza dei confini. Chi sarà questa volta il nemico da indicare se il virus è uno e la barca in cui ci tocca stare accoglie tutto il pianeta indistintamente?
In un liceo di Mezzolombardo la preside, alle prese con la necessità di proseguire in qualche maniera l’attività didattica con gli studenti e gli insegnanti confinati a casa, ha deciso di adottare forme di didattica online. A stretto giro di posta ha ricevuto due diffide dai sindacati degli insegnanti poiché tali forme lavorative non sono previste dal contratto. Anche quella dei sindacalisti di Mezzolombardo è in fondo una forma di accaparramento dalla quale potremo imparare qualcosa.
Google ha appena annullato il suo principale evento annuale che era previsto per metà maggio in California. È una notizia che segue la catena di altri annullamenti che ha riguardato eventi sportivi, saloni dell’auto, del libro e dell’elettronica di richiamo mondiale così come migliaia di altri incontri pubblici, concerti, conferenze in Italia e nel mondo. Colpisce che proprio Google, la società digitale per eccellenza, sia anch’essa vittima delle limitazioni fisiche legate al virus: eppure non esiste prova migliore del destino che accomuna il mondo connesso. Siamo diventati un unico cervello – diceva Franco Carlini tanti anni fa – starà a noi trasformare una crisi mondiale, che consiglia a ciascuno di camminare per strada ad almeno un metro di distanza da chiunque altro, in una nuova opportunità di intima vicinanza.