I vincitori del premio Best Practices di Salerno, offrono i loro consigli su come realizzare un business innovativo
Best Practices significa “buone pratiche”. Si è svolto a Salerno per il 12esimo anno consecutivo il Best Practices, uno dei più longevi premi per l’innovazione (1500 partecipanti, e 109 startup in gara., quest’anno). Noi di StartupItalia ci siamo andati a caccia di buone pratiche, intervistando alcuni dei protagonisti, aziende e startup, della due giorni. L’obiettivo: farci raccontare quali sono i pilastri su cui stanno costruendo i loro business innovativi.
Non aspettare Godot
Biagio Crescenzo è il vincitore del premio nella categorie aziende. Biagio è il fondatore di CTI Foodtech, azienda leader nella realizzazione di macchine industriali per la lavorazione della frutta: può contare su oltre 100 brevetti e su un export in Europa, Stati Uniti e Sud America. Ecco le sue due buone pratiche.
«Vedo troppe startup impegnate in una ricerca ossessiva del capitale e della comunicazione che le scollegano completamente dal mercato. Ci sono startupper che preferiscono puntare tutto sull’immagine e la visibilità quando potrebbero impiegare subito l’idea sul mercato e validarla, magari con partnership con aziende più consolidate. Ricorda: il primo valore di un’azienda è quello economico. Aspettare l’arrivo di Godot, di un finanziatore, magari partecipando a mille eventi l’anno, finisce per essere deleterio».
La buona pratica di Biagio in pillole: Concentrati sul prodotto e presidia costantemente il mercato.
Non cercare un problema, ma una problematica
Emilio Cataldo è il founder di H-OPERA, l’impresa che ha vinto il premio nella sezione dedicata alle startup. Il suo progetto in campo medico è una soluzione che facilita gli interventi alla colonna vertebrale. Si tratta di una maschera che consente di impiantare viti peduncolari all’interno delle vertebre con tre vantaggi, la riduzione dei tempi, una maggiore precisione e la diminuzione dell’uso di dannose radiazioni ionizzanti.
Ecco le buone pratiche consigliate da Emilio:
«Dicono sempre che per fare una startup devi individuare un problema, ma non è corretto. Bisogna andare a caccia di una problematica. La differenza tra problema e problematica? Ogni cosa può essere potenzialmente un problema, mentre una problematica nasce quando un problema produce dei limiti chiari nell’eseguire un compito, un lavoro, un’azione o altro per più soggetti. Risolvere una problematica significa limitare l’insorgere di un problema. Ed è il vero “trigger” che genera innovazione»..
La buona pratica di Emilio in pillole: Non trovare un’innovazione che risolva un problema del tutto, ma che lo limiti e lo riduca nell’ottica di un continuo processo di semplificazione.
Se non ti racconti non esisti
L’ultima buona pratica che abbiamo raccolto la racconta Tomaso Manca di Hiro Robotics, la startup che facilita l’interazione tra robot industriali e l’ambiente che li circonda, con un sistema che consente ai robot di acquisire info attraverso degli stream video, e non più con immagini statiche. La startup si è classificata al secondo posto del premio. Ecco la buona pratica di Tomaso:
«Se non ti racconti non esisti. Ho imparato che il valore di un progetto innovativo risiede nella capacità del team di raccontarlo. Per questo, la partecipazione ad eventi ci dà sempre dei grandi frutti: offre uno spazio per il tuo racconto e ti aiuta a dirigerti verso il pubblico potenzialmente interessato alla tua soluzione».
La buona pratica di Tomaso in pillole: Costruisci la tua azienda come una storia da raccontare.